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Generale Quan Cong

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Guān Yǔ (o Kuan Yu), zi yúncháng (yúncháng, yun chang), Quancong in vietnamita, è stato un grande generale e guerriero cinese, vissuto in Cina tra il (162 d.C – 219 d.C).

È una tra le divinità più potenti del “pantheon” cinese, costituisce l’incarnazione della lealtà, della giustizia, del coraggio e della benevolenza; ed è adorato come il dio della letteratura, delle arti marziali, e della ricchezza, tuttavia si tratta di una divinità amante della pace e poco propensa a spargere il sangue dei deboli.

Molte comunità cinesi all’estero adorano il generale Quancong, e tanti sono i templi e gli altari istituiti in suo ricordo.

Il patto di fratellanza di Guān Yǔ con Liu Bei (generale e primo sovrano del regno di Shu) e Zhang Fei (altro importante generale dell'epoca) offre, alla popolazione cinese, una forte immagine simbolica che sottolinea il senso di appartenenza, e l’importanza della solidarietà nei momenti di difficoltà.

Guān Yǔ è una figura ricorrente nelle differenti religioni cinesi come il confucianesimo, il buddismo, e il taoismo. Il culto buddhista del generale come Sangharama Bodhisattva è praticato in alcuni templi buddhisti Theravada (forma di buddismo dominante nell’Asia meridionale e nel Sud-est asiatico).

Guān Yǔ è presente inoltre nel pantheon della religione Cao Đài del Vietnam. Piccoli santuari a lui dedicati sono quasi onnipresenti nei negozi tradizionali cinesi e nei ristoranti.

La storia e la popolarità di Guān Yǔriflettono l'attaccamento del popolo cinese agli ideali di collettività e di come questi ideali siano un modello per i migranti che lasciano la patria per cercare nuove opportunità all’estero.

La città natale di Guān Yǔ è Xie (Hsie), nella prefettura di Hedong (hédōngjùn, He Tong Chun), che oggi è la città di Yuncheng nella provincia di Shanxi.

Le sue imprese sono state rese famose dal Romanzo dei Tre Regni (San GuoYan Xi), un classico della letteratura cinese, scritto durante la dinastia Ming, da Wu Cheng En, il quale utilizza il periodo dei Tre Regni come sfondo, e immortala nell'immaginario collettivo Guān Yǔ e i suoi fratelli.

In seguito è stato divinizzato con i nomi di "Imperatore Guān (Guāndì, Kuan Ti)", abbreviazione del titolo Taoista "Santo Imperatore Guān (guānshèngdìjūn, Kuan sheng ti chun )", ed anche Signore Guān (Guāngōng, Kuan Kung).

Nel "romanzo dei tre regni" egli viene descritto “con una barba di 46 centimetri e il viso del colore del frutto del giuggiolo nero, occhi come quelli di fenice e sopracciglia cispose; con un’aria dignitosa ed apparenza maestosa. È spesso rappresentato con un vestito verde sotto l’armatura, mentre impugna una “Lama crescente del Drago Verde”, Qing Long Yan Yue Dao, che in suo onore fu chiamata Guandao del peso di 18,25 kg”.

Fu costretto ad andarsene dalla propria città, perché, si narra, uccise un "uomo malvagio" molto potente, per difendere i suoi concittadini, e si trasferì nella prefettura di Zhuo (zhuōjùn, Chuo chun), l'attuale città di Zhuozhou nella provincia di Hebei.

Per vivere e sostenersi girovagava nelle campagne accettando umili lavori, ma un giorno nell’osteria di un villaggio incontrò due giovani: Liu Pei e Chang Fei, come lui senza casa e senza un lavoro fisso. La leggenda vuole che in quello stesso giorno, in un frutteto fiorito di peschi, suggellassero la loro amicizia stringendo un patto di eterna fratellanza: sarebbero vissuti l’uno per l’altro e sarebbero morti insieme.

Quando, nel 180 a.C., scoppiò la Rivolta dei Turbanti Gialli (nota anche come Rivolta delle Sciarpe Gialle, e che segnò il declino della dinastia Han, e l’inizio dell’epoca dei Tre Regni), Guān Yǔ e Zhang Fei si unirono alla milizia volontaria creata da Liu Bei per sopprimere la rivolta.

Liu Bei fu premiato per i suoi successi militari con la nomina a governatore di Pingyuan, mentre Guān Yǔ e Zhang Fei furono messi sotto il suo comando come condottieri di distaccamenti di soldati.

Si racconta che Guān Yǔ fosse bravo sia nel combattere (sconfisse in duello una trentina di ufficiali nemici) sia nel guidare gli eserciti, fu una delle figure chiave del regno di Shu (Shǔ), nato verso il 220. Dopo mille battaglie, venne infine catturato in una trappola tesa da Lu Meng, uno dei comandanti del regno di Wú (222-280) e, rifiutando la resa, venne giustiziato.

Si dice che prima di morire disse “Se non posso uccidere Lu Meng da vivo, lo farò da morto!” La leggenda racconta che così accadde: il suo fantasma inseguì Lu Meng, portandolo alla morte. Tra le sue vittime, il potentissimo generale di Dong Zhou Hua Xiong, i generali di Yuan Shao, Yan Liang e Wen Chou e molti ufficiali Wei, tra cui Qin Qi, Bian Xin e Kong Xiu. Sconfisse in duello inoltre Yu Jin. Insieme a Zhang Fei e Liu Bei sconfisse Lu Bu a Hu Lao, salvando Gongsun Zan.

Guān Yǔ era un uomo che, nella vita come nella morte, mostrò coraggio, lealtà ed integrità, perciò rimane e rimarrà sempre quale esempio per tutti di un alto carattere etico, morale e retto; è famoso e potente oggi quanto lo era in passato.

Oggi i praticanti di arti marziali cinesi tradizionali gli estendono il loro più totale rispetto.

La figura del generale nel cinema

Il cinema non ha mancato di raccontare la figura del generale Guān Yǔ, rappresentato generalmente con la sua arma prediletta, l'alabarda, oggi chiamata con il suo nome "Guan Dao". La pellicola più nota in occidente in cui è presente la figura del generale è "La battaglia dei tre regni" del regista John Woo.

Qui di seguito invece è possibile vedere una clip tratta dal film "The Lost Bladesman" in cui il protagonista (interpretato dall'attore Donnie Yen) è proprio il generale Guan Yu, che mostra tutta la sua abilità nell'uso della Guan Dao (alabarda).

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